Carissimi,
la vigilia dell’Ascensione al cielo di Gesù ci trova, secondo il computo evidenziato al pubblico mondiale, al 5° mese di vita sotto il sottile e subdolo veleno del Covid-19, e nella, così definita, Fase2 della ripresa della vita normale, a livello sociale e quindi familiare, di ogni gruppo e di ogni singola persona.
Molti di voi ci chiedono notizie della Guinea, della nostra gente in questo stato de emergenza, della missione… Eccoci allora a condividere qualche pensiero con voi tutti, missionari in ogni luogo con noi di frontiera, sebbene in questo tempo, speciale e tremendo, tutto si può considerare di frontiera.
Cosa dire se non ringraziare il cielo per tutto quanto poteva andar peggio e ne siamo stati risparmiati?
Molti “angeli” ci proteggono dal cielo, ma loro, lo crediamo, vedono Dio e vivono già nella luce di verità.
E’ difficile davvero, ma noi sentiamo dentro il cuore che riprenderemo la normalità, non importa se diversa, ma crediamo anche che la vita ha il potere di rinnovare la realtà e che la forza della Spirito di Dio “rende nuova ogni cosa”!
Le statistiche della situazione globale dell’Epidemia nel mondo, detta Covid-19, (per il fatto che il suo inizio daterebbe già ottobre 2019 e forse prima ancora), le conosciamo, e voi meglio di noi, e fino ad oggi, 23 maggio 2020, secondo OMS, sono di 5.061.476 contagiati e 331.475 morti. Le mappe globali del mondo, dell’Europa e dell’Italia sono note a tutti.
In Africa, un continente di quasi 1,3 miliardi di persone, secondo una mappa WHO African Region, in data 19–5‑2020 sono stati confermati 100.000 casi di Covid-19 e sembra che il contagio sia ancora attivo, anche se fiaccato e che tuttavia è stato meno aggressivo che negli altri Continenti, poiché in Africa si avrebbe la possibilità di contrastare l’impatto dell’epidemia grazie a un’ipotetica immunità genetica al SARS-CoV‑2, o grazie alle alte temperature climatiche. Almeno in questo l’Africa è…fortunata!
In Guinea-Bissau, fino ad oggi, 23–5.2020, sempre secondo WHO- i contagiati sarebbero 1.038, i morti 6 e i guariti 42. Questo indica che saremmo ancora lontani dall’uscirne e siamo tutti in quarantena dalla metà di marzo, cioè isolati, proibiti, nella maggioranza dei casi, di possibilità di comunicazioni, anche per i tabù, la paura e di quanto altro esistente in mezzo alla gente.
Scuole chiuse, attività pubbliche chiuse, i nostri centri educativi chiusi e i giovani a spasso: del resto chi potrebbe rimanere in casa? Quale casa africana o guineana normale, potrebbe contenere il numero così grande di persone che normalmente la abita?
Non solo e non sappiamo con quale arbitrio, i piccoli mercati, funzionanti in bancarelle all’aperto (super-marcati per altre zone del mondo!) sono potuti rimanere aperti ‑ed è un fatto per tutti- dalle ore 7 del mattino alle ore 14 e la circolazione pedonale o in bici, permessa a tutti, anche dalle 16 alle 19: deliberazione per una special Coronavirus in Guinea-Bissau che…, dice qualcuno, si attiverebbe per tempi nella giornata?… Battuta a parte, era tuttavia vitale che fosse così, perché la gente potesse vendere e comprare ogni giorno qualcosa da mangiare…E tra tante stranezze la vita continua!
Io che scrivo sto usando il condizionale, perché le statistiche di cui sopra, non sono, non possono essere certe. Nei numerosi villaggi della Guinea chi ha fatto verificazioni e analisi di contagio del Covid-19?
In questa zona del Nord e non solo, sono parecchi i villaggi, anche molto popolati, dove non esistono trasporti pubblici, sono lontani dagli ospedali e quindi non si denuncia il caso di contagio o malattia e chi sa come va a finire? Anche a noi missionari le autorità, pure ecclesiastiche, non ci hanno permesso, per evitare contagio, di andate per visitare, assistere ed altro, come facevamo di consueto. Noi qualche ”fuga” di soccorso l’abbiamo fatta, ma poi abbiamo dovuto obbedire…
E ancora: per raggiungere, ad esempio, il grande arcipelago delle Isole Bodjagos esiste un solo trasporto marittimo alla settimana ed è intuibile come, e se potrebbe fare ad arrivare, in tempo di soccorso, un malato all’ospedale di Bissau, dove peraltro non esistono, e questo è di dominio pubblico, sufficienti condizioni di cure per la tipologia del Covid-19.
Detto questo, senza rischio di mentire, io che scrivo mi prendo la libertà di ritenere la statistica insufficiente o forse, non certa, o forse meglio piuttosto maggiorata, come alcuni dicono, per motivi di lucro, per poter ottenere, dal Banco mondiale, denaro e quanto altro, di certo non per il popolo: è indigno, ma…così va il mondo.
In effetti le statistiche, di cui sopra, comunicate dall’unico canale televisivo della Nazione e dal alcune emittenti radio locali, riguardano, nella quasi totalità, la città di Bissau e il suo settore autonomo.
Dove vivo io, nella nostra missione cattolica di Ingorè, non siamo a conoscenza di nessun caso di Coronavirus, così pure dai villaggi circostanti non ci è prevenuta nessuna notizia del caso. E, da quanto ci è dato sapere, neppure da tutta la zona-Nord di cui facciamo parte e dal Centro-Nord dove abbiamo un’altra nostra missione a Bula. La terza sede di missione ASC è a Bissau, Palmeira/San Paolo, ma, sempre da quanto sappiamo, non ci sono decessi o casi di contagi gravi in zona.
Ma la verità è che solo per misericordia e amore di Dio per noi che, in maggioranza assoluta, il popolo della Guinea-Bissau è vivo. Anche il clima torrido, come dice pure la scienza, ha avuto una parte importante in questa prevenzione del Covid-19.
Noi missionarie Adoratrici del Sangue di Cristo (ASC), presenti in Guinea-Bissau dal 12 novembre del 1980, stiamo tutte bene; solo due hanno fatto il test de contagio, con risultato negativo, grazie a Dio.
In questo tempo di fermo dalle normali attività apostoliche e di altri consueti ministeri missionari abbiamo avuto l’opportunità dedicarci di più alla vita di comunità, alla casa, a sistemare cose e situazioni che per mancanza di tempo avevamo un po’ accantonate e specialmente abbiamo dedicato molto tempo alla riflessione ed alla preghiera di contemplazione ed intercessione per tutti i mali del mondo.
Certo le chiese vuote nelle celebrazioni liturgiche, specie quelle domenicali, che qui da noi sono animate, frequentate e davvero festose; l’assenza del continuo brusio e parlottare degli alunni negli intervalli scolastici, delle grida dei giochi in oratorio; vedere la missione vuota, quando normalmente non si aveva tempo di rispondere alla gente ed alle loro richieste, ha steso un velo insueto, come di qualcosa di surreale, ma ci ha permesso di ascoltare di più il silenzio, di guardarci di più intorno e cercare e soccorre, come abbiamo potuto, le persone davvero più sole e bisognose di aiuto.
Domani, 24 maggio 2020, dovrebbe terminare l’obbligo d’isolamento, la ripresa, in parte, dei trasporti pubblici e privati per l’importo e esporto di prodotti, specialmente quelli di prima necessità.
Si continua tutti con l’obbligo di indossare la mascherina che sorti locali vanno confezionando…
Certo è che dopo la pandemia del Coronavirus, in Guinea resta un aumento di povertà e il conseguente problema di sussistenza giornaliera.
Il raccolto del riso di quest’anno e stato miserrimo: le risaie sono rimaste secche per la scarsità di piogge in luglio-Agosto; la raccolta dell’anacardio, oro verde della Guinea, appena conclusa, è stata quasi nulla, a cause delle piogge scarse e de venti del deserto e, non so di che altro, nel mese di febbraio-marzo: osservando i grandi alberi di cadjù (anacardio) si notano solo gemme secche e quasi nessun frutto. E allora “sullo scottato l’acqua bollente”, come recita il proverbio.
Anche il mango, la cui maggiore maturazione è di questo tempo, offre scarsi frutti e, cosa stranissima, si registra, almeno qui al Nord, un’assenza quasi totale di pipistrelli, ghiottissimi di maghi e che infestavano ogni angolo della missione dove gli alberi sono più fitti, stridolando, di notte, fino all’esaurimento: che abbiamo sentito notizie “non buone” sulle loro responsabilità attuali?…
Ecco, si capisce, la situazione è piuttosto grave da queste nostre parti, come del resto dappertutto, ma andremo avanti: siamo un popolo di fede e di voglia di vivere, aiutati, in questo da una certa, direi, leggerezza, o fatalismo(?) e incoscienza nell’affrontare le situazioni più difficili.
Non ci può essere posto per la tristezza e per l’inerzia: lo andiamo dicendo, animando tutti, certi anche della promessa di Gesù: ”Io sarò con voi, tutti giorni, fino ala fine del mondo” e… se Lui c’è le cose prenderanno certo la piega giusta.
E’ il messaggio stupendo e affascinante della Parola di Dio di questo 24 di maggio 2020 e che passo con affetto e speranza a tutti voi.
Sr Maria Cifelli, asc
e mssionarie asc della Guinea Bissau